Gli orchi sono tra noi, con il Covid i reati di pedofilia e pedopornografia sono aumentati del 77% in Italia

Gli orchi sono tra noi, con il Covid i reati di pedofilia e pedopornografia sono aumentati del 77% in Italia

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Tempo di lettura: 3 min

Di Rosita Cipolla

Il 5 maggio si celebra la Giornata nazionale contro la pedofilia e la pedopornografia, due questioni di cui si parla ancora troppo poco nel nostro Paese e non perché il fenomeno sia in calo, anzi. Gli orchi sono tra noi e continuano a mietere vittime, nella maggior parte dei casi ignare di ciò che accade. La pedofilia e la pedopornografia restano, infatti, ancora due argomenti tabù in Italia, ma i numeri relativi a questi reati sono sconcertanti. Nel 2020, complice la pandemia, sono aumentati del 77%  i casi di pedopornografia a danni di bambini e ragazzi e nel 2021 il trend continua a crescere, secondo quanto rivelato dalla Polizia Postale. 

Proprio qualche giorno fa le autorità tedesche hanno smantellato la più grande piattaforma internazionale di scambio di materiale pedopornografico, che contava circa 400.000 iscritti da tutto il mondo, un numero gigantesco che fa paura. I membri di questa rete hanno agito indisturbati nell’ombra per circa due anni prima di essere scoperti e questo spaventa ancor di più perché le nuove tecnologie, e in particolare il darknet e il deep web, moltiplicano le possibilità di commettere tali terribili reati a danni dei minori con più facilità. 

Neanche la pandemia ha fermato i pedofili 

Il 2020 è stato un annus horribilis anche per la pedofilia online, come rivelato dai dati del Report annuale elaborato dall’Associazione Meter Onlus. Lo scorso anno, infatti, i link sono quasi raddoppiati rispetto al 2019: 14.521 contro 8.489. La quantità di video denunciati è più che raddoppiata, dai 992.300 video del 2019 si è passati ai 2.032.556 del 2020. Le cartelle compresse segnalate passano da 325 a 692. Nel 2019 le immagini segnalate sono state 7.074.194, nel 2020 si rilevano 3.768.057, il dato risulta quasi dimezzato. Evidentemente le “semplici” foto non bastano più, i pedofili ricercano e producono più video per soddisfare i loro desideri malsani, la loro deviata perversione trova maggiore sfogo e appagamento nelle immagini in movimento. I video, fagocitati dai “consumatori” di pedopornografia consentono loro di entrare di più nella “scena”, di essere “partecipi” davanti ad uno schermo degli atti contro povere vittime inermi.

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L’associazione Meter Onlus ha registrato un incremento del materiale segnalato tra febbraio e maggio 2020. In seguito alle misure di confinamento è aumentato l’utilizzo dei social media e il tempo dedicato alla rete Internet da parte dei minori. Se da un lato la Internet rappresentava l’unica modalità per rimanere in contatto con i coetanei, con i loro amici, per studiare e per distrarsi dalla routine domestica, dall’altro lato ha esposto i minori ai
rischi online.

Social e i servizi di messagistica istantanea tra i principali canali di scambio per i pedofili 

Nel 2020 il numero delle chat usate per lo scambio di contenuti pedopornografici è salito a 456, mentre lo scorso anno ne erano state segnalate 323. Nello specifico, sono stati denunciati alla Polizia Postale Italiana, congiuntamente ad altre Polizie estere e agli stessi gestori dei servizi: 92 gruppi WhatsApp, 100 su Telegram e 262 su Facebook.
Gruppi di pedofili intrattengono discussioni sul tema tramite Facebook e poi, sfruttando il collegamento con Whatsapp, scambiano il materiale su quest’ultimo per usufruire della tecnologia end-to-end che assicura la privacy dello scambio. I pedofili approfittano delle chat segrete di Telegram poiché consentono l’autodistruzione di video e messaggi impostando il tempo di visualizzazione concesso al destinatario del messaggio.

Italia quarta in Europa per le segnalazioni di casi di pedopornografia

Nel 2020 è emerso un dato diverso rispetto agli anni precedenti. Dal monitoraggio dell’associazione Meter è emerso che la maggioranza dei link segnalati è contrassegnato dal dominio.com (11.049 nel 2020, 2.483 nel 2019).
Su un totale di 14.521 link segnalati, 12.387 hanno domino generico (5.977 nel 2019). Ciò evidenzia
un cambiamento delle modalità di scambio del materiale pedopornografico. I cyber-pedofili preferiscono scambiare i file tramite piattaforme di file sharing, spesso gratuite e a tempo; tramite siti Internet che offrono spazio temporaneo nei loro server e che permettono di caricare e condividere, con pochi click, file o cartelle, spesso in totale anonimato; oppure attraverso chat o gruppi nei social network. Ma dove si trovano questi domini sui quali si trovano i contenuti pedopornografici? Al primo posto troviamo la Nuova Zelanda (453 segnalazioni, dominio .nz), al secondo 
Grenada (353, dominio .gd), al terzo Montenegro (241, dominio .me).

Per quanto riguarda l’Europa, il nostro Paese si trova al quarto posto per le segnalazioni di pedopornografia online, che sono state ben 70 contro le 2 segnalazioni dell’anno precedente. A livello europeo i casi sono cresciuti da 644 a 671. In testa troviamo il Montenegro, con 241 segnalazioni, seguito da Francia (161) e Russia (97). 

Fonte: Meter Onlus/Polizia Postale, GreenMe

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